“She had almonds on the inside”. Piccola storia sentimentale del fico mandorlato - di Francesca Iurlaro
21/08/2019
La Dr. Francesca Iurlaro, originaria di San Michele Salentino, a pochi giorni dall'apertura della 18^ edizione del Festival del Fico Mandorlato, ha voluto donare alla sua città e a tutti coloro che la leggeranno, una "piccola storia sentimentale" con il prodotto tipico della tradizione sanmichelana.
San Michele Salentino è la patria di una delle più interessanti specialità della Puglia, il fico mandorlato, o maritato. Si tratta di due fichi tagliati a metà, poi accoppiati insieme, ripieni di mandorla, scorza di limone e semi di finocchio: il tutto viene poi seccato al sole. L’aggettivo ‘maritato’ con cui viene spesso chiamato allude alla fortunata unione, quasi un matrimonio, fra due fichi, arricchito dalla croccantezza delle mandorle che lo rende uno dei sapori più rappresentativi dell’Alto Salento (e sì, i fichi mandorlati si attaccheranno ai denti mentre li mangerete, e rimarranno lì nonostante i vostri ostinati sforzi di rimuoverli con la lingua).
Da bambini ci venivano spesso offerti i fichi mandorlati per merenda, magari in una di quelle infinite giornate estive trascorse a giocare al mare o in campagna. A questa offerta rispondevamo sempre che avremmo gradito qualcos’altro da mangiare, magari una merendina o qualcosa di meno “noioso” di quel cibo da anziani (a ciò contribuivano i deprimenti racconti dei nonni, che ricordavano come i fichi mandorlati fossero per loro l’unico dolce disponibile durante la loro difficile infanzia). Paghiamo, oggi, letteralmente il prezzo della nostra stupidità spendendo 4 o addirittura 5 euro per una barretta biologica con quasi gli stessi ingredienti, seppur di provenienza non così locale come l’albero delle nostre austere nonne.
Mi piace pensare al fico mandorlato, alla sua bellezza e al suo sapor di caramello, come, allo stesso tempo, a un dolce ricordo del passato, e a un promemoria per il futuro. È un pezzo della nostra tradizione culinaria, che ci riporterà sempre alla mente un passato più sano e semplice, ma che spesso (a mio giudizio, erroneamente) idealizziamo come migliore; allo stesso tempo, poiché quel passato tutt’altro che perfetto è ormai andato, il palato ci permette di orientarci un mondo sempre più globale. Cibi come il fico mandorlato ci aiutano a navigare le sfide di un futuro altrettanto difficile. Così, se ve ne offrono uno, accettate con entusiasmo.
“She had almonds on the inside” – a short sentimental story of fico mandorlato
San Michele Salentino is home to one of the most interesting delicacies of Puglia: fico mandorlato, or fico maritato. It’s basically one fig split in half, which is then coupled with another fig cut in half, with two almonds, lemon zest, and fennel seeds on the inside, all dried under the sun. The word maritato is evocative of this blessed union: it is as if two figs literally ‘tied the knot’. Their extra-chewy texture meets the crunchiness of almonds to create one of the most representative flavours of Alto Salento. (And yes, fichi mandorlati will annoyingly stick to your teeth when you eat them. And, no, your tongue won’t wipe them away).
It’s something that, as young kids of San Michele, we would reluctantly eat when craving for a snack, during those endless days of summer spent by the seaside or playing in the countryside. There was always a tastier, junkier food we’d like to eat as a snack, so we mostly rejected dried figs as “boring old people’s” food. I remember this hostility towards fichi was even enhanced by the depressing memories of our grandparents, who missed no chance to remind us, their spoiled grandchildren, how fichi mandorlati were the only sweet treat available to them during their difficult childhood. Now, as grown ups, we literally pay the price of our stupidity by spending even 4 or 5 euros for a raw organic bar with almost the same ingredients of fico mandorlato - just not as local as our very own grandmas’ fig trees.
I like to think of fico mandorlato, with its raw beauty and caramel flavor, as a sweet memory of the past as well as a reminder for the future. It is a piece of our history, which will always be carrying memories of a simpler, healthier past, which we often (and, in my view, mistakenly) idealize as better; but, since that past is gone now, and it was far from being perfect, fichi mandorlati are also a caveat for the increasingly hard challenges of the future. Our palate keeps us grounded in a global world. Simple, traditional local foods like fichi mandorlati help us navigate those global challenges. Just say yes when they offer you one.
Francesca Iurlaro